sabato 27 dicembre 2014

Ex Alfa Wasserman di Borgonuovo: DA MARCONI 2001 ALL’ART SCIENCE CENTRE MUSEUM, e non è finita.




Pubblichiamo le valutazioni di Guido Barbieri (nella foto)  sulla ormai ‘telenovela’  Alfa Wasserman di Borgonuovo, struttura industriale dismessa dopo pochi anni dalla sua realizzazione e di cui si cerca un nuovo utilizzo anche socialmente utile. Ricerca che è all’attenzione delle diverse amministrazioni comunali  in questi ultimi decenni e che non arriva a proposte unanimemente  accettate.
Giudo Barbieri, assessore all’urbanistica all’epoca dell’inizio della telenovela avvenuta alla fine degli anni ’80, si rese protagonista di uno scontro  memorabile con la maggioranza di cui faceva parte e che non condivideva la sua analisi, pur sorretta da documenti.
Una  proposta di riutilizzo della struttura, ormai prossima al crollo,  e dell’area su cui insiste,  è stata prevista anche dall’ultimo ‘piano regolatore’, ma ancora una volta le critiche non sono mancate. Pare ora che ciò che si voleva realizzare a Borgonuovo venga fatto, dallo stesso attore, altrove a Bologna. Barbieri giudica questa soluzione, se vera, una fortuna per il Comune di Sasso Marconi.   Ai posteri l’ardua sentenza.
La struttura  abbandonata
Ecco ciò che scrive Guido Barbieri.
Nell’imminenza dell’adozione del PRG avvenuta il 20.03.90, ultimo atto del Consiglio comunale prima del suo scioglimento, l’Alfa Wasserman richiese di prevedervi il cambio di destinazione di un’area industriale di sua proprietà sita in località Borgonuovo.
La finalità dichiarata era quella di svilupparvi un polo di attività terziarie avanzate, Marconi 2001, che prevedeva la realizzazione di una edificabilità di 51.000 mq. di superficie utile fuori terra.
L’Amministrazione si dichiarò disponibile a condizione che fosse ceduta gratuitamente al Comune l’area limitrofa di 50.732 mq. di proprietà della stessa A.W. e ricadente in Comune di Casalecchio di Reno al fine di garantirne la perenne destinazione a verde.
Tale cessione si sarebbe perfezionata mediante apposita convenzione.
Tale condizione fu riconfemata dal rinnovato Consiglio comunale che non accolse un’osservazione al piano tendente a sostituire la cessione in proprietà con la costituzione di una servitù a non edificare “non ritenendo di intervenire con particolari vincoli su un’area di un altro Comune”.
I furbetti di A.W.,  forse incoraggiati dalla nuova stagione di governo ma certamente con una intuizione rivelatasi vincente, proposero al Consiglio un testo di convenzione che non prevedeva né la cessione gratuita né la costituzione di servitù.
I peones del gruppo di maggioranza PCI e quelli del PSI . questi ultimi allora all’opposizione, sebbene messi in guardia su tale omissione che riguardava un impegno da loro stessi votato e che quindi dovevano avere ben presente e dopo accesi dibattiti in Consiglio, non vollero sentire ragioni e lo votarono ugualmente.
Ritengo che un simile comportamento, per la sua evidente irrazionalità, sia dipeso da precise pressioni che trovarono terreno fertile su consiglieri ligi alla disciplina di partito e tra i quali c’era già chi aveva individuato nella politica una comoda opportunità di lavoro per il futuro e che avranno giustamente valutato inopportuno contrariare il padrone.
Semprechè non mi venga fornita una spiegazione più plausibile.
In fondo questa è la politica e questo rientra tra i criteri di selezione attraverso i quali si rinnova.
Col nuovo progetto Art Science Centre Museum, inserito per quell’area nel piano regolatore ora in vigore,  vi si poteva porre rimedio ma sarebbe stato pretendere troppo da amministratori che sono espressi da quel partito egemonizzato in questi anni da quegli stessi personaggi che contribuirono a consumare quello scippo.
Anzichè riconsiderare l’acquisizione gratuita di quell’area anche sotto l’aspetto economico che privilegerebbe il proprietario nel caso venisse edificata si sono preoccupati di acquisirne un’altra, da inserire anch’essa nel progetto, già adibita ad attività estrattive “cava Montebugnoli” con l’impegno già preso con delibera di Giunta di concedere al proprietario a titolo perequativo il diritto di edificabilità di circa 8.000 mq. di superficie utile da realizzarsi su un’area che verrà individuata entro il 2016.
C’è poi il cosiddetto “Museo planetario”.
I suoi costi per i contenuti e allestimenti scientifici (4.000.000 di euro) e la gestione del primo triennio sono calcolati per un totale di 6.200.000 euro:
i costi annuali di gestione si aggirerebbero quindi sui 700.000 euro.
Ebbene, dopo il primo triennio, la gestione passerà con grande magnanimità al nostro Comune.
Da notizie che circolano in questi giorni sembrerebbe che anche questo secondo progetto, elaborato dalla stessa disinvolta brigata alla quale si sono aggiunti, ci sarà una ragione anche se al momento mi sfugge, la Provincia di Bologna e il Comune di Casalecchio, non riesce a decollare.
Se corrispondessero al vero sarebbe il più bel regalo che il nostro Comune avrebbe potuto sperare di trovarsi sotto l’albero.

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