mercoledì 18 luglio 2012

Grizzana Morandi: Casa Veggetti compie cento anni…e non li dimostra.



Di Claudio Cappelletti

Se Grizzana è famosa nel mondo grazie all’arte di Giorgio Morandi, c'è una residenza grizzanese che ha un ruolo molto importante in questa storia; questa casa è casa Veggetti al Campiaro, che quest’anno ha festeggiato i cento anni della sua costruzione.

Albino Veggetti detto Gaetano, possidente terriero, già Sindaco di Grizzana nei primi anni del Novecento, nel 1912, come testimoniato dalla data in ferro riportata sul portone d’ingresso, fa costruire questa bella casa padronale sul terreno dei suoi poderi, a fianco della casa colonica e dei fienili tante volte raffigurati nelle opere dell’artista bolognese.
Sede abituale dei soggiorni estivi della famiglia Morandi, dal 1913 al 1944, per quindici stagioni estive come recita la targa in marmo posta sulla facciata, la casa verrà addirittura abitata per un anno intero dai Morandi tra il 1943 e il 1944, quando durante la guerra sfollarono da Bologna, ritenendo Grizzana più sicura, e abbandonandola poco dopo gli eccidi di Pian di Setta e del Bolzo, eventi tragicamente anticipatori dei massacri compiuti contro la popolazione civile nelle stragi di Monte Sole tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944.
Insomma, se non ci fosse stata Casa Veggetti oggi forse la storia dell'arte mondiale non annovererebbe Grizzana tra i luoghi d'artista, come Arles per Van Gogh e Aix-en-Provence per Cézanne.
Giorgio Morandi
Costruita con sassi provenienti dai Balzi è a quattro piani, con cantine alte quattro metri e muri dallo spessore di 45 cm; edificata sulla roccia, è facile immaginare l'impiego delle mine necessarie per spianare il terreno, in una posizione invidiabile non solo per panorama ma anche per solidità del terreno, proprio perché costruita su macigni.
Progettata appunto per essere casa da vacanze estive, per essere affittata e ospitare famiglie, già dall'anno successivo alla costruzione riceve dunque i Morandi grazie a una comune conoscenza bolognese, una consuetudine che si protrarrà per molti anni a venire, consolidando una conoscenza e una amicizia cementata a un certo punto anche dal risiedere entrambe le famiglie a Bologna in Via Fondazza.
Curiosamente sulla casa troviamo una preziosa testimonianza che ricaviamo da uno scritto di Mario Soldati, “Empietà o pietismo dell'età moderna” . Il famoso scrittore e regista, al seguito delle truppe alleate, nel 1944 scrive: Eravamo l'altro giorno vicini a Bologna, presso Grizzana, sul fronte della Quinta Armata. Grizzana è un paese dove Giorgio Morandi è solito villeggiare, e dove egli abitava fino a due mesi fa, prima che la ritirata tedesca non lo consigliasse a sloggiare. Pensando che Morandi avesse abbandonato di furia, senza il tempo e l'agio di mettere in salvo i suoi quadri, decidemmo di visitare il paese e di rintracciare la casa del pittore, e di rovistare tra le mura sconquassate, nella certezza di mettere le mani su qualcuna di quelle preziose nature morte. Poiché, ci dicevamo, fascisti, tedeschi, partigiani, inglesi ed americani potevano aver bivaccato davanti a quelle tavolette senza sospettarne il valore. L'unico pericolo, semmai, era che ci avessero acceso il fuoco. Comunque, sul risultato della nostra ricerca, non giova qui riferire....
Soldati, che arriva al seguito dell'esercito alleato poco dopo le stragi di Monte Sole ed è uno dei primi a scriverne sui quotidiani nazionali, è un fine intellettuale, con solidi studi artistici alle spalle, e vedergli riconoscere la grandezza di Morandi, al punto di rischiare la vita in condizioni di precarietà per assicurare eventualmente la salvezza di dipinti e incisioni, ce lo restituisce in una luce eroica di uomo d'azione oltre che di cultura.
A questo punto, oggi che la casa è stata giustamente posta sotto vincolo di storicità dato dal Piano Regolatore Generale di Grizzana Morandi che ne riconosce l'interesse storico, come in ogni evento di questo tipo che si rispetti noi non possiamo che augurarle...
altri cento di questi giorni!
Ed è quello che hanno fatto i discendenti di Gaetano sabato 14 luglio 2012, con l’Open day di casa Veggetti.
I festeggiamenti, organizzati da Paola Veggetti, sono stati un grande successo. Numerosi gli invitati; si è partiti alle 10 di mattina con la benedizione della casa con un rito ortodosso particolarmente toccante e coinvolgente. Dopo la cerimonia religiosa è seguita la vista alla casa, con particolare attenzione rivolta alle stanze dell’ultimo piano occupate dalla famiglia Morandi, con la strepitosa vista sui Fienili.
All’arrivo del Sindaco Graziella Leoni ci si è trasferiti ai Fienili per visitare la mostra di Johann Rosenboom Un segno per Monte Sole e poi al Fienile di recente inaugurazione dove, dopo la presentazione di Paola e il saluto del Sindaco, il Prof. Dario Mingarelli ha letto la comunicazione della Dr.ssa Marilena Pasquali, Presidente del Centro Studi Giorgio Morandi, impossibilitata a partecipare personalmente, che ha sottolineato l’immediato innamoramento del pittore per questi luoghi, ripercorrendone cronologicamente le tappe del percorso artistico.  L’artista è stato poi ricordato da Giuseppe e Francesco Veggetti, nipoti di Gaetano: Giuseppe ricorda commosso il nonno, buono e generoso, morto quando lui aveva 8 anni, l’anno successivo a una vacanza grizzanese trascorsa insieme che ricorda ancora come un premio dopo la scuola; poi parla del suo incontro con Morandi, una mattina dopo colazione quando voleva andare alla stalla a vedere il vitellino appena nato  e sul percorso incontra, all’ombra del ciliegio che adesso non c’è più, questo uomo alto che stava disponendo il cavalletto, la cassetta con i pennelli e i colori, cosa che gli fa cambiare programma a causa della curiosità infantile. Dopo i saluti il pittore gli chiede: “Se tu guardi il bosco, gli alberi, quante tonalità di verde pensi di vedere?” Giuseppe dopo averci pensato risponde una decina. “Eh, caro Giuseppe, ben più, ben più…” e andando in tasca gli porge due caramelle di menta che Giuseppe ringraziando scarta con lentezza perché affascinato dalle mani di Morandi che si stanno avvicinando alla tela. Ma la buona educazione ha il sopravvento sulla curiosità e Giuseppe si allontana perché capisce che il Professore vuole restare solo. Un altro aneddoto gli accade una ventina d’anni dopo quando parlando del più e del meno lungo la strada bianca sotto i Fienili finiscono a parlare della situazione internazionale. C’erano allora due blocchi che si fronteggiavano, il mondo occidentale contrapposto al blocco sovietico, la guerra fredda e la possibilità di una guerra nucleare. “Guarda, io sono quasi sicuro che non scoppierà nessuna guerra… piuttosto temo la Cina, il suo espansionismo demografico”, gli dice il pittore.
È poi la volta di Francesco che conosce Morandi nel 1930, che ricorda come la sua famiglia stava al 38 di Via Fondazza a piano terra e i Morandi al primo piano del 36, di quando giocava nel loro giardino, passando a una descrizione fisica, cappello, cappotto nero lungo, l’eterna sigaretta in bocca, capo leggermente inclinato da una parte, rispondeva al saluto con un leggero inchino sollevando il cappello, avendo un grande rispetto per le persone e un forte senso di umanità; si fermava a parlare con i coloni che tornavano dal lavoro nei campi, chiedendo della mungitura, dell’andamento della campagna. Poi i prati, che allora erano puliti e dove era facile raccogliere funghi, che Morandi riconosceva, in particolare al Bosco dei Faieti. Parla poi della vendita di 1000 mq del loro terreno di fornte dove i Morandi costruiscono alla fine degli anni Cinquanta la loro residenza estiva e infine, nel ’64, la morte dell’artista; a quel punto i rapporti tra le due famiglie si intensificano, si concordano le partenze e i rientri da e per Bologna. Francesco la ricorda come una famiglia molto unita, dove le decisioni venivano prese all’unanimità e dove la sorella Dina era la portavoce. Anche le sorelle Paola e Adelaide non mancano di ricordare, loro bambine, le numerose occasioni di incontro, e soprattutto gli inviti delle sorelle Morandi a merenda, a base di Ovomaltina, contenuta in quegli stessi barattoli che Morandi ha dipinto tante volte nelle sue nature morte.
Segue un sontuoso rinfresco che accoglie una sessantina di persone disposte ai tavoli sotto gli ombrelloni. La giornata ventosa non impedisce agli invitati di godere di pace e tranquillità, allietata nel pomeriggio dai canti accompagnati da chitarra e tastiera.
Il signor Veggetti a sinistra e Mingarelli.
Dopo le visite a casa Morandi e alla donazione Mascellari in Municipio si torna al Campiaro dove l’ottimo Dario Mingarelli leggerà due canti di Dante, riscuotendo grande successo.
La giornata, che ha visto centinaia di persone girare intorno a questa isola morandiana, termina con l’inaugurazione della locanda del Campiaro, nella vecchia casa colonica adiacente i Fienili.





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